Che lo specchio di
mare compreso nell'immaginario triangolo i cui vertici toccano ad est la
toscana, a sud la Corsica e ad ovest la Costa Azzurra fosse
insolitamente ricco di fauna marina, ed in particolare di cetacei, lo si
era notato ormai da decenni ma le vere ragioni di una tale abbondanza di
vita sono state solo di recente ipotizzate con il susseguirsi di
approfondite ricerche ed attente osservazioni da parte dei biologi
marini.
Un tempo si ipotizzava addirittura che i grandi
cetacei non potessero vivere in un mare così ristretto come il
Mediterraneo, se paragonato alle distese oceaniche, arrivando a
sostenere che gli avvistamenti di balene riguardassero animali di
passaggio o addirittura che avessero sbagliato rotta. Anche se in
verità lo studio dei cetacei del Mediterraneo è stato nei secoli molto
carente (spesso si limitava solo ad animali spiaggiati).
Ciò che è invece emerso da recenti studi compiuti
dai biologi è risultato essere sbalorditivo, non solo non si tratta di
animali usciti dalle rotte oceaniche per errore, sembra che in alcuni
casi possa ipotizzarsi l'esistenza di un vero e proprio ramo di cetacei stanziali
del Mediterraneo; da ricerche compiute prelevando campioni di grasso di
questi mammiferi si è scoperto che il loro DNA differisce da quello dei
loro cugini oceanici o meglio, si è individuata una stretta parentela
tra tutti gli animali mediterranei. Si può quindi sostenere con
ragionevole certezza che i cetacei che popolano questo mare appartengano
ad esso in tutto e per tutto e non sono viaggiatori che hanno sbagliato
strada, anche se gli scambi con l'Oceano Atlantico sono notevoli, come
dimostra il fatto che la presenza, soprattutto dei grossi cetacei, nella
parte orientale del bacino Mediterraneo è più scarsa e via via
decrescente.
Inoltre si è osservato come i
cetacei del Mediterraneo adottino comportamenti sociali peculiari,
probabilmente dettati dalla ristrettezza del bacino, dalla
scarsità di predatori e dalla mancanza di esigenze migratorie;
ciò che si nota immediatamente è la mancanza di grossi branchi,
spesso gli animali sono in gruppi esigui o addirittura isolati o
in coppia; variano anche le stagioni riproduttive.
La scarsa produzione di
biomassa da parte degli organismi vegetali per carenza di movimenti
ascensionali dell'acqua del Mediterraneo non caratterizza invece il Mar
Ligure occidentale, dove è molto abbondante, a livelli oceanici. Appare ormai assodato che in questa, relativamente
circoscritta, porzione di Mediterraneo chiamata Mar Ligure (dal nome
della regione italiana lungo le cui coste esso si infrange) in
determinati periodi dell'anno fiorisca una straordinaria ricchezza
marina formata da innumerevoli microscopici animali di dimensioni e
caratteristiche variabili (soprattutto Meganictyphanes Norvegica
appartenente alla famiglia degli Eufasiacei come l'Euphausia superba
presente invece in acque oceaniche) ma non più grandi di qualche centimetro;
questa massa denominata Krill e plancton costituisce il nutrimento di
molti dei cetacei, soprattutto di grossa mole, che trascorrono gran
parte della propria esistenza filtrando tonnellate d'acqua marina per
estrarre da essa quintali del prezioso plancton.
Il periodo che va da giugno ad ottobre vede coincidere
la nascita del plancton con l'arrivo delle balene le quali si suppone
trascorrano l'inverno nelle acque più calde nel sud del Mediterraneo (o
nell'Oceano Atlantico).
Quali siano le ragioni per le quali proprio nel Mar
Ligure si verifichi una tale esplosione di vita microscopica non è
ancora certo. Sicuramente la caratteristica principale di questa
porzione di Mediterraneo è rappresentata dalle correnti marine che con forza e costanza
garantiscono un continuo ricambio d'acqua e dal rapido inabissarsi del
fondale; in realtà però questo non basta a giustificare una
produttività primaria particolarmente elevata rispetto ai valori
medi riscontrati negli ambienti pelagici di tutto il Mediterraneo
occidentale. Si è quindi ipotizzato che siano fondamentali le
particolari condizioni oceanografiche e climatiche quali intensa
evaporazione, apporto di nutrienti dal Rodano e movimenti
ascensionali di acqua profonda (upwelling) – nel corso
dei quali masse d’acqua che si trovano a profondità di 100 –
200 m e ricche di nitrati e fosfati arrivano nello strato eufotico.
Recentemente è stata portata all'attenzione dei biologi una
teoria fondata sullo studio dei cosiddetti "fiumi
sottomarini".
Essi sono veri e propri fiumi di acqua dolce che corrono dalla
terraferma e sfociano in mare ma non sulla sua superficie, bensì in
profondità. Si è approssimativamente calcolato che per misurare la
quantità d'acqua che i fiumi sottomarini versano in mare, occorrerebbe
moltiplicare per cinque quella che vi giunge dai fiumi. Vi è quindi una
quantità enorme di acqua dolce che secondo gli studiosi della
University of S.C. USA influirebbe notevolmente sull'ecosistema marino
ed in particolare sulla vita degli anomali la cui alimentazione è
legata al Krill ed al plancton.
Nel Mar Ligure in particolare "Una
enorme lama d'acqua dolce fredda sottomarina sgorga dalle acque che, il
massiccio Alpino raccoglie durante l'inverno, scorre sotto la Liguria e
“sfocia”, seguendo le faglie nel mare Tirreno Settentrionale. La
lama d'acqua fredda, sottomarina, proveniente in abbondanza, a giugno a
causa dello sciogliersi delle nevi, ricca di sali minerali viene in
contatto con quella calda, salata, con scambio ionico, sviluppo di
batteri, e forma il plancton dove i cetacei vengono a mangiare e a
bere". (Prof Francesco Conterno)
Lo studio dei cetacei del mediterraneo è ancora agli
inizi, ma è sospinto dal forte interesse legato alla salvaguardia di un
ambiente marino tanto peculiare quanto fragile.
(L.C.)
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