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       La cetologia, ovvero lo studio dei cetacei,
      ha vissuto alterne vicende nella storia umana, passando da periodi storici
      in cui si compirono grandi (per allora) studi scientifici, ad altri in cui
      si ignorarono questi animali spesso commettendo errori grossolani di
      classificazione. Il primo studioso, a noi noto, dei cetacei (dal latino
      cetacea a sua volta dal greco keté "mostro marino"), fu
      Aristotele il quale, nonostante la pochezza dei mezzi dell'epoca (384-322
      a.C.), riuscì a comprendere le loro fondamentali caratteristiche; li
      classificò come organismi intermedi tra animali terrestri ed acquatici
      avendo in comune con i primi la presenza di polmoni e quindi la
      respirazione dell'aria e con i secondi la mancanza di arti e la
      alimentazione composta da animali acquatici. Intuì dunque la natura di
      mammiferi dei cetacei, caratterizzati da una gestazione, dalla nascita di
      cuccioli già formati e non attraverso la deposizione di uova, dalla
      produzione di latte per l'allattamento, inizio a studiarne la socialità.
      Gli scrittori naturalisti che trattarono dei cetacei nei secoli
      successivi, non molti peraltro, seguirono spesso pedissequamente gli
      scritti  di Aristotele senza aggiungere nulla di nuovo (Plinio il
      Vecchio 29 d.C. Naturalis Historia). Nel medioevo non vi fu
      alcun interesse scientifico per lo studio dei cetacei se non in Arabia
      (con scrittori come Avicenna) e con un'importante opera islandese del 1240
      Speculum regale. Con il rinascimento la crisi dei classici diede impulso a
      nuovi studi (P.Belon scrisse Histoire naturelle des éstranges poissons
      marins e Universae aquatilium Historiae, e
      G.Rondelet) anche supportati da dissezioni di animali catturati o
      spiaggiati, molti erano però i dubbi, basti pensare che si collocavano
      ancora i cetacei tra i pesci. Altri libri nei quali accidentalmente si
      parlava dei cetacei, senza peraltro aggiungere nulla di nuovo, erano
      quelli di cronaca su nuovi viaggi ed esplorazioni durante le quali si
      incontravano tali animali. Nulla di nuovo veniva aggiunto nemmeno dai
      compendi di storia naturale che si limitavano a copiare quanto detto da
      studiosi antichi seppur talvolta in maniera puntuale e precisa (Buffon
      nella prima metà del '700) ciò non avvenne nel caso di Cuvier il quale
      iniziò lo studio comparato di fossili e animali viventi (pubblicando i
      suoi studi nei primi dell'800). Spesso le informazioni citate su questi
      trattati non derivavano dalla diretta osservazione ma dai racconti dei
      viaggiatori. Dalla metà del '600 in avanti fiorirono anche molti studi
      sull'anatomia dei cetacei studiati per lo più in occasione di
      spiaggiamenti (Bartholin, J. Ray, E. Tyson, A. Monro, ma soprattutto J.
      Hunter) o di viaggi su baleniere (W. Scoresby). Nell'800 vi fu una vera e
      propria esplosione di trattati scientifici, monografie e pubblicazioni su
      riviste (es. T. Beale sulle tecniche di caccia del Capodoglio 1835; F.
      Beddard Book of whales; negli Stati Uniti E.D. Cope e W.H.
      Dall). Il '900 segna la vera svolta nello studio dei cetacei a causa anche
      di una crescente consapevolezza che molte specie erano già sull'orlo
      dell'estinzione (F.W. True, Barret-Hamilton, M.A.C. Hinton); vennero
      creati comitati di studio per verificare i rischi delle catture
      indiscriminate (programma Discovery). Dopo il '45 le nuove tecnologie
      oceanografiche, i finanziamenti governativi, ed una sentita esigenza di
      tutela spinsero la cetologia ad importanti studi e scoperte (talvolta
      favorite dagli studi in cattività). La cetologia moderna (i cui studi
      hanno portato ad una mole di dati, che in piccola parte vengono riportati
      in questo sito) costituisce il portato di 2300
      anni di osservazioni e studi.
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