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L'intervento del Ministro Ronchi

Il Santuario Internazionale per i Cetacei del Mediterraneo
(Roma 25 novembre 1999)

Per la prima volta una porzione rilevante del Mediterraneo (96.000 km2) viene dichiarata zona protetta per via della particolare ricchezza della fauna marina che vi si trova: oltre mille balenottere, i più grandi animali mai esistiti - di cui in Mediterraneo vive una popolazione autoctona e residente - che si radunano qui durante l'estate provenienti da tutto il bacino per alimentarsi; alcune decine di migliaia di stenelle, una specie di delfino d'alto mare; altri cetacei come i capodogli i grampi, gli zifi, i globicefali, i tursiopi, i delfini comuni, e numerose specie di grandi pesci come gli squali elefante, le mante, i tonni, i pesci spada; tutti grandi animali del mare comunemente considerati come tipici di mari esotici, e che invece si assembrano tra la costa continentale, la Corsica e la Sardegna attirati dalle condizioni particolarmente favorevoli di quest'area in particolare la presenza di popolazioni di piccolissimi crostacei detti Krill mediterraneo, alla base della catena alimentare pelagica che avevano portato già ai tempi dei Romani all'avvistamento dei grandi mammiferi marini.

La necessità di tutelare una fauna così ricca e preziosa, insieme all'ambiente nel quale vive, diviene evidente considerando la quantità di problemi ambientali che affliggono il Mediterraneo, anche nell'alto mare: l'inquinamento da sostanze chimiche e da idrocarburi - basti pensare al disastro Haven - il disturbo causato dal traffico, il prelievo di pesca spesso condotto in modo irrazionale o addirittura illegale, il rumore. Eppure, fuori dalle acque territoriali, che in Mediterraneo si spingono soltanto a 12 miglia nautiche dalla costa, poco più di 20 chilometri, oggi si può fare molto per proteggere l'ambiente.

L'iniziativa di creare una vasta area protetta nell'alto Mare Mediterraneo, per offrire una soluzione a questi problemi, nasce nel mondo delle organizzazioni non governative nel 1989 e riscuote immediatamente entusiasmo sia in Italia sia. nel Principato di Monaco che in Francia. Questa iniziativa ha anche contribuito ad ispirare il nuovo Protocollo per le aree specialmente protette della Convenzione di Barcellona, approvato nel 1995 e recentemente ratificato anche dall'Italia, dove si configura la possibilità di istituire speciali zone di protezione anche nell'alto mare del Mediterraneo. Noi ci auguriamo che, una volta che tale Protocollo entrerà in vigore, il Santuario dei cetacei divenga la prima di tali "Aree Specialmente Protette d'Importanza Mediterranea" (ASPIM).

In Italia, inoltre, sotto la spinta delle associazioni ambientaliste, la legge "Nuovi interventi in campo ambientale" dello scorso anno già identifica l'area del Mar Ligure e Alto Mar Tirreno come area dove istituire un area marina protetta italiana per la tutela dei mammiferi marini.

Ma il mare non ha confini, e la tutela dei cetacei in un area così vasta passa necessariamente da un comune sforzo internazionale, e per questo ci siamo tutti impegnati. Così dopo una conferenza di servizi, in cui i ministeri coinvolti (Ambiente, Esteri, Pesca, Agricoltura, Trasporti) con le Regioni e la partecipazione delle associazioni ambientaliste e associazioni delle categorie produttive, in primo luogo la pesca, hanno perfezionato un testo da sottoporre ai partner francesi e monegashi.

Oggi, con la firma di questo Accordo, si compie un atto di grande importanza. E' giusto pertanto in questa data gioire di questo straordinario risultato, che è stato il frutto di tanto lavoro di tante persone nei tre Paesi. Tuttavia, non dobbiamo dimenticarci che dal punto di vista delle pratiche conseguenze di protezione degli ammali e dell'ambiente che vogliamo proteggere, tanto lavoro resta ancora da compiere.

Questo cammino non è facile, ma tuttavia è percorribile e va percorso, e l'accordo sul Santuario vuole essere un primo, significativo passo in questa direzione. Per il futuro successo del Santuario sarà necessario saper coinvolgere appieno le altre istituzioni interessate, prima fra tutte l'Unione Europea insieme a tutti quegli utenti del mare che dovranno essere i protagonisti dello sviluppo sostenibile dell'area: i pescatori - che qui in Italia hanno da tempo fortemente sostenuto il Santuario - ma anche le comunità locali, e gli operatori economici, primi tra tutti quelli del settore turistico.

Mi riferisco soprattutto all'attività di whale watching, quella che consente chiunque ne abbia il desiderio di andare a osservare balene e delfini nel loro ambiente naturale. Se condotta con criterio e opportunamente regolamentata, in maniera da non arrecare disturbo agli animali, questa attività rappresenta una grande opportunità di sviluppo economico per le popolazioni locali, oltre a contribuire fortemente al coinvolgimento e alla educazione del grande pubblico. L'industria del whale watching, a livello globale, ha avuto una straordinaria crescita negli ultimi 15 anni (circa il 14% all'anno). In Mediterraneo è ancora quasi sconosciuta, anche se i segni di un inizio esistono. A Imperia, per esempio, esiste un operatore, attivo dal 1996, che offre al pubblico un servizio di alta qualità; raramente i suoi clienti tornano a terra senza aver visto almeno una balenottera oppure un branco dì delfini. E assai probabile che molti altri operatori, in Liguria, in Toscana, in Costa Azzurra, a Monaco, in Corsica e in Sardegna seguiranno il suo esempio. Occorre anche provvedere alla regolamentazione delle attività, e abbiamo chiesto all'Icram di preparare una proposta. Il prossimo febbraio l'Icram inviterà qui in Italia ì quindici massimi esperti mondiali del settore per un workshop nel quale verranno definiti i criteri da seguire. L'Italia è molto interessata allo sviluppo del whale watching e si augura che presto questa attività educativa prenda il posto della caccia nel rapporto fra l'essere umano e le balene; in tal senso è molto attiva nell'ambito della Commissione Baleniera Internazionale, di cui fa parte da dite anni.

Il Santuario rappresenta anche una straordinaria opportunità per la ricerca, che potrà consentire ima migliore conoscenza di questi animali ancora così misteriosi e delle interazioni tra le svariate componenti di questo complesso ecosistema pelagico.

Infatti, senza adeguate conoscenze diventa difficile, se non impossibile, gestire e proteggere l'ambiente e le specie. In quest'ottica si inquadrano le ricerche di acustica dell'Icram che il Ministero dell'ambiente ha promosso e finanziato, e che ci forniranno un importante strumento per rendere più efficaci le misure di tutela.

Con l'istituzione di questo Santuario le parti:

a) regolamentano l'osservazione a scopo turistico dei mammiferi marini;

b) si impegnano a regolamentare ed eventualmente vietare competizioni con mezzi veloci nel Santuario;

c) vietano le prese deliberate e le turbative intenzionali di mammiferi marini;

d) vietano la detenzione e l'utilizzo di reti derivanti secondo le modalità stabilite dalla normativa in materia;

e) si impegnano a regolamentare l'uso di sistemi di pesca che potrebbero causare la cattura dei mammiferi marini e intaccare le loro risorse alimentari;

f) rafforzano la sorveglianza e intensificano la lotta contro tutti i tipi di inquinamento e adattano strategie miranti alla eliminazione progressiva degli scarichi di composti tossici.

Affrontare insieme a Francia e a Monaco la questione della protezione dell'ambiente marino dell'alto mare significa per noi un primo passo verso l'obiettivo di intraprendere uno sforzo comune tra i Paesi mediterranei per la gestione e la tutela delle acque internazionali. E' un obiettivo ambizioso, ma al quale confidiamo che, con questo Santuario, oggi ci siamo un poco avvicinati.

Le parti contraenti valuteranno l'attuazione dell'Accordo con riunioni periodiche avvalendosi anche, se del caso, della sede RA.MO.GE (Monaco).

Edo Ronchi

 

 
 
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