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                Per la prima volta
                una porzione rilevante del Mediterraneo (96.000 km2) viene
                dichiarata zona protetta per via della particolare ricchezza
                della fauna marina che vi si trova: oltre mille balenottere, i
                più grandi animali mai esistiti - di cui in Mediterraneo vive
                una popolazione autoctona e residente - che si radunano qui
                durante l'estate provenienti da tutto il bacino per alimentarsi;
                alcune decine di migliaia di stenelle, una specie di delfino
                d'alto mare; altri cetacei come i capodogli i grampi, gli zifi,
                i globicefali, i tursiopi, i delfini comuni, e numerose specie
                di grandi pesci come gli squali elefante, le mante, i tonni, i
                pesci spada; tutti grandi animali del mare comunemente
                considerati come tipici di mari esotici, e che invece si
                assembrano tra la costa continentale, la Corsica e la Sardegna
                attirati dalle condizioni particolarmente favorevoli di
                quest'area in particolare la presenza di popolazioni di
                piccolissimi crostacei detti Krill mediterraneo, alla base della
                catena alimentare pelagica che avevano portato già ai tempi dei
                Romani all'avvistamento dei grandi mammiferi marini.
                 La necessità di
                tutelare una fauna così ricca e preziosa, insieme all'ambiente
                nel quale vive, diviene evidente considerando la quantità di
                problemi ambientali che affliggono il Mediterraneo, anche
                nell'alto mare: l'inquinamento da sostanze chimiche e da
                idrocarburi - basti pensare al disastro Haven - il disturbo
                causato dal traffico, il prelievo di pesca spesso condotto in
                modo irrazionale o addirittura illegale, il rumore. Eppure,
                fuori dalle acque territoriali, che in Mediterraneo si spingono
                soltanto a 12 miglia nautiche dalla costa, poco più di 20
                chilometri, oggi si può fare molto per proteggere l'ambiente. 
                L'iniziativa di
                creare una vasta area protetta nell'alto Mare Mediterraneo, per
                offrire una soluzione a questi problemi, nasce nel mondo delle
                organizzazioni non governative nel 1989 e riscuote
                immediatamente entusiasmo sia in Italia sia. nel Principato di
                Monaco che in Francia. Questa iniziativa ha anche contribuito ad
                ispirare il nuovo Protocollo per le aree specialmente protette
                della Convenzione di Barcellona, approvato nel 1995 e
                recentemente ratificato anche dall'Italia, dove si configura la
                possibilità di istituire speciali zone di protezione anche
                nell'alto mare del Mediterraneo. Noi ci auguriamo che, una volta
                che tale Protocollo entrerà in vigore, il Santuario dei cetacei
                divenga la prima di tali "Aree Specialmente Protette
                d'Importanza Mediterranea" (ASPIM). 
                In Italia,
                inoltre, sotto la spinta delle associazioni ambientaliste, la
                legge "Nuovi interventi in campo ambientale" dello
                scorso anno già identifica l'area del Mar Ligure e Alto Mar
                Tirreno come area dove istituire un area marina protetta
                italiana per la tutela dei mammiferi marini. 
                Ma il mare non
                ha confini, e la tutela dei cetacei in un area così vasta passa
                necessariamente da un comune sforzo internazionale, e per questo
                ci siamo tutti impegnati. Così dopo una conferenza di servizi,
                in cui i ministeri coinvolti (Ambiente, Esteri, Pesca,
                Agricoltura, Trasporti) con le Regioni e la partecipazione delle
                associazioni ambientaliste e associazioni delle categorie
                produttive, in primo luogo la pesca, hanno perfezionato un testo
                da sottoporre ai partner francesi e monegashi. 
                Oggi, con la
                firma di questo Accordo, si compie un atto di grande importanza.
                E' giusto pertanto in questa data gioire di questo straordinario
                risultato, che è stato il frutto di tanto lavoro di tante
                persone nei tre Paesi. Tuttavia, non dobbiamo dimenticarci che
                dal punto di vista delle pratiche conseguenze di protezione
                degli ammali e dell'ambiente che vogliamo proteggere, tanto
                lavoro resta ancora da compiere. 
                Questo cammino
                non è facile, ma tuttavia è percorribile e va percorso, e
                l'accordo sul Santuario vuole essere un primo, significativo
                passo in questa direzione. Per il futuro successo del Santuario
                sarà necessario saper coinvolgere appieno le altre istituzioni
                interessate, prima fra tutte l'Unione Europea insieme a tutti
                quegli utenti del mare che dovranno essere i protagonisti dello
                sviluppo sostenibile dell'area: i pescatori - che qui in Italia
                hanno da tempo fortemente sostenuto il Santuario - ma anche le
                comunità locali, e gli operatori economici, primi tra tutti
                quelli del settore turistico. 
                Mi riferisco
                soprattutto all'attività di whale watching, quella che consente
                chiunque ne abbia il desiderio di andare a osservare balene e
                delfini nel loro ambiente naturale. Se condotta con criterio e
                opportunamente regolamentata, in maniera da non arrecare
                disturbo agli animali, questa attività rappresenta una grande
                opportunità di sviluppo economico per le popolazioni locali,
                oltre a contribuire fortemente al coinvolgimento e alla
                educazione del grande pubblico. L'industria del whale watching,
                a livello globale, ha avuto una straordinaria crescita negli
                ultimi 15 anni (circa il 14% all'anno). In Mediterraneo è
                ancora quasi sconosciuta, anche se i segni di un inizio
                esistono. A Imperia, per esempio, esiste un operatore, attivo
                dal 1996, che offre al pubblico un servizio di alta qualità;
                raramente i suoi clienti tornano a terra senza aver visto almeno
                una balenottera oppure un branco dì delfini. E assai probabile
                che molti altri operatori, in Liguria, in Toscana, in Costa
                Azzurra, a Monaco, in Corsica e in Sardegna seguiranno il suo
                esempio. Occorre anche provvedere alla regolamentazione delle
                attività, e abbiamo chiesto all'Icram di preparare una
                proposta. Il prossimo febbraio l'Icram inviterà qui in Italia
                ì quindici massimi esperti mondiali del settore per un workshop
                nel quale verranno definiti i criteri da seguire. L'Italia è
                molto interessata allo sviluppo del whale watching e si augura
                che presto questa attività educativa prenda il posto della
                caccia nel rapporto fra l'essere umano e le balene; in tal senso
                è molto attiva nell'ambito della Commissione Baleniera
                Internazionale, di cui fa parte da dite anni. 
                Il Santuario
                rappresenta anche una straordinaria opportunità per la ricerca,
                che potrà consentire ima migliore conoscenza di questi animali
                ancora così misteriosi e delle interazioni tra le svariate
                componenti di questo complesso ecosistema pelagico. 
                Infatti, senza
                adeguate conoscenze diventa difficile, se non impossibile,
                gestire e proteggere l'ambiente e le specie. In quest'ottica si
                inquadrano le ricerche di acustica dell'Icram che il Ministero
                dell'ambiente ha promosso e finanziato, e che ci forniranno un
                importante strumento per rendere più efficaci le misure di
                tutela. 
                Con
                l'istituzione di questo Santuario le parti: 
                a) regolamentano
                l'osservazione a scopo turistico dei mammiferi marini; 
                b) si impegnano
                a regolamentare ed eventualmente vietare competizioni con mezzi
                veloci nel Santuario; 
                c) vietano le
                prese deliberate e le turbative intenzionali di mammiferi
                marini; 
                d) vietano la
                detenzione e l'utilizzo di reti derivanti secondo le modalità
                stabilite dalla normativa in materia; 
                e) si impegnano
                a regolamentare l'uso di sistemi di pesca che potrebbero causare
                la cattura dei mammiferi marini e intaccare le loro risorse
                alimentari; 
                f) rafforzano la
                sorveglianza e intensificano la lotta contro tutti i tipi di
                inquinamento e adattano strategie miranti alla eliminazione
                progressiva degli scarichi di composti tossici. 
                Affrontare
                insieme a Francia e a Monaco la questione della protezione
                dell'ambiente marino dell'alto mare significa per noi un primo
                passo verso l'obiettivo di intraprendere uno sforzo comune tra i
                Paesi mediterranei per la gestione e la tutela delle acque
                internazionali. E' un obiettivo ambizioso, ma al quale
                confidiamo che, con questo Santuario, oggi ci siamo un poco
                avvicinati. 
                Le parti
                contraenti valuteranno l'attuazione dell'Accordo con riunioni
                periodiche avvalendosi anche, se del caso, della sede RA.MO.GE
                (Monaco). 
                Edo Ronchi 
                 
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